Civita di
Bagnoregio
Dopo le Alpi Apuane
con l’escursione del 2012, un'altra meta ambita,
Civita di Bagnoregio, si aggiunge a quelle raggiunte
dai Soci del CAI di Spoleto.
Seguendo i preziosi
consigli e le indicazioni degli amici del CAI di
Orvieto sabato 18 maggio 2013 andiamo a verificare
la percorribilità del tracciato, che ci appare
subito nella sua bellezza, vegetazione
lussureggiante, pastori indigeni di epoca
medioevale, traversi, passaggi su crestine aeree,
emergenze storiche e culturali di notevole interesse
ma soprattutto fango, fango, fango. Comunque si fa.
La domenica mattina, 19 maggio, cinquantatré arditi,
con condizioni meteo poco incoraggianti partono da
Spoleto alla volta di Lubriano (VT), luogo
d’incontro con Maddalena e inizio dell’itinerario.
Finiti i preparativi, iniziamo con la visita alla
cittadina descritta in modo eccellente da Maddalena,
ma intanto “. . . il tempo non migliora. . .”, il
continuo cambio delle correnti d’aria ci fa ora
sperare in miglioramento e poco dopo in un netto
peggioramento, ma seguendo il famosissimo detto che
recita “LU TEMPU SE VEDE SU LA MACCHIA” partiamo
comunque, coscienti delle accresciute difficoltà
apportate da un eventuale pioggia. Per rimanere in
tema di frasi fatte “LA FORTUNA AIUTA I CORAGGIOSI”
il meteo tende improvvisamente al buono, il cielo si
apre e la giornata è bellissima. La notte asciutta
ha solidificato una gran parte del fango incontrato
il giorno prima per cui la discesa da Lubriano al
fiume, passando per l’area del Museo Naturalistico,
non presenta difficoltà e si procede speditamente
con il mutare costante della vista su Civita di
Bagnoregio che cattura una infinità di sguardi e di
foto. Vediamo poi un’antica fornace etrusca,
guadiamo il fiume sui sassi, posizionati il giorno
prima da Nazzareno (Pippo), e raggiungiamo un
soleggiato spiazzo erboso tra gli ulivi dove
pranziamo. Ripartiti, dopo pochi metri, il panorama
cambia completamente, la vista si apre
vertiginosamente su una
grande vallata incisa dai “calanchi”, creste
d’argilla dalla forma ondulata e talvolta
esilissima, inasprite qua e là da pareti e torrioni
enormi, come il solenne e quasi dolomitico
“Montione” e la cosiddetta “Cattedrale”. Lo scenario
offerto dalla Valle dei Calanchi e dal sovrastante
abitato di Civita di Bagnoregio, forma uno dei
paesaggi più straordinari e unici d’Italia.
Camminiamo sul ciglio dei calanchi fin sotto Civita,
da qui con un tratto in salita, e finalmente
fangoso, entriamo a Civita dal lato sud est, dal
Borgo delle Carceri.
Divenuta per molti anni quasi un borgo fantasma,
Civita è oggi collegata dalla porta di Santa Maria
al “resto del mondo”, da un sottilissimo ed aereo
ponte in cemento, ricostruito due volte, dopo
l’abbattimento del vecchio ponte in muratura,
fatto saltare dai tedeschi durante la Seconda Guerra
mondiale. Tutti rimaniamo stupiti e folgorati
dall’atmosfera incredibilmente e suggestiva del
borgo, che accentuata dalla luce netta del tramonto
lo fa apparire come un luogo dove il tempo si è
fermato, un esempio, forse unico di villaggio
tardo-medievale rimasto immutato nel tempo. Lasciano
con un certo malincuore il borgo che rivediamo nella
sua vista più conosciuta dalla terrazza del
belvedere di Bagnoregio.
Ringrazio al termine tutti Soci che hanno
partecipato, i direttori di escursione che insieme a
ma hanno diretto l’escursione, Maddalena Ceino,
Rebecca Winke e Muzi Marina. Il “Genio Pontieri del
CAI di Spoleto” Medici Nazzareno (Pippo) e i soci
del CAI di Orvieto.
Armando